Descrizione
PORTE APERTE IN LANGA ASTIGIANA
E tornata "Voler Bene all'Italia", la festa Nazionale della Piccola Grande Italia e dopo il successo delle prime due edizioni, quest'anno, in occasione della terza, sotto l'impulso della Comunità Montana che ha promosso l'iniziativa "Porte aperte in Langa Astigiana" domenica 21 maggio 2006 erano a disposizione a Loazzolo, come in tutti i paesi che compongono la Comunità Montana, un gruppo di persone per accogliere i turisti che volevano visitare il nostro territorio.
Nei giorni precedenti la manifestazione diverse persone si sono attivate per raccogliere informazioni storiche sui paesi, sulle bellezze naturali del territorio e sugli aspetti enogastronomici sempre più apprezzati.
Nel centro del nostro paese, Loazzolo, esistono due interessanti chiese, di cui una parrocchiale dedicata a S. Antonio Abate e l'altra che apparteneva alla Confraternita dei disciplinati. Per l'occasione erano visitabili erano visitabili anche le tre cappelle rupestri: quella di S. Sebastiano, sopra al concentrico, costruita alla fine del 1600; quella in località Quartino, dedicata alla Madonna della Neve ed infine quella di Santa Libera, situata nel punto più alto e panoramico del territorio Su un'altura non lontana, in località S. Andrea, nel duecento, vi era ancora un fortilizio andato distrutto. Sono stati scavati dalla Soprintendenza alcuni tratti murari che hanno messo in rilievo quella che in origine doveva essere una torre e tutt’intorno muri destinati al contenimento del terreno e anche difensivi. Nel largo ripiano posto più in basso, rispetto al mastio, si può intuire che fosse percorso da una via centrale su cui si affacciavano numerose abitazioni
Loazzolo deriva dal latino "Lupathiolum" , luogo dove dimorano i lupi ma, mentre si udivano sempre meno ululati nelle notti di luna, gli uomini si spaccavano le mani e la schiena per dissodare pendii scoscesi, costruire muri a secco e ricavare fazzoletti di terra su cui coltivare la vite. Qualcuno poi non si è accontentato di produrre dell'ottimo moscato ma, usando la fantasia e la testardaggine di chi lavora sodo, ha prodotto un vino che può essere definito nettare. È ottenuto da una vendemmia tardiva di uve moscato, messe ad appassire sui graticci, pigiate delicatamente e, infine, lasci alo affinare per alcuni anni.
